Parco del Sole

Michelangelo Pistoletto
Il Terzo Paradiso - L'ACquila

Il primo paradiso è quello naturale di quando eravamo dentro alla mela.
Con il morso della mela uscivamo dalla natura e creavamo il paradiso artificiale: il secondo paradiso, che ormai divora la mela.
Adesso entriamo nel Terzo Paradiso integrando pienamente la vita artificiale nella vita naturale. È l’opera planetaria di cui noi tutti siamo gli autori.
Al centro dell’infinito si forma il terzo cerchio che rappresenta il ventre procreativo della nuova umanità
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(Voce di M. Pistoletto nella canzone “il Terzo Paradiso” - SUBSONICA, Una nave in una foresta, 2014 Universal Music)

Il Terzo Paradiso nasce in una situazione di smarrimento generale che riguarda tutti i campi della convivenza e risponde alla necessità di identificare per la società una strada improntata su valori condivisibili.

 

Il Terzo Paradiso è una prospettiva di pensiero e d’azione tesa a sviluppare in ognuno la consapevolezza del proprio ruolo nella costruzione di una nuova era dell’umanità. Il Terzo Paradiso si pone come faro che conduce a uno sviluppo sostenibile su temi quali: l’ambiente, la politica, l’economia, l’educazione, la cultura, la spiritualità, in breve tutte le istanze del tessuto sociale.

 

Il Terzo Paradiso coglie la funzione simbolica dell’arte per proporsi come guida nel cammino verso un nuovo stadio della civiltà in grado di coinvolgere in maniera partecipata tutte le persone che vorranno dare un loro contributo affinché da valenza simbolica si faccia realtà. Il primo è il paradiso dell’inconsapevolezza, il secondo quello della conoscenza, il terzo è quello della responsabilità. Il Terzo Paradiso apre l’era dell’umanità responsabile. Ciascuno può contribuire al cambiamento in modo propositivo.

 

Il Terzo Paradiso è una missione, una grande ricerca che accomuna il piano scientifico al piano morale, il piano spirituale al piano artistico e il piano politico al piano educativo, per ricreare la società.

 

TERZO PARADISO, RESPONSABILITÀ, SOSTENIBILITÀ,

ETICA, PARTECIPAZIONE, L’AQUILA.

Eticamente mi sono chiesto quale ruolo potevo assumere come artista e quali contenuti potesse effettivamente produrre il Terzo Paradiso in un territorio fortemente disastrato dal terremoto naturale in un momento di terremoto artificiale della società globale. Presentare il Terzo Paradiso a L’Aquila chiaramente significa innanzitutto contribuire alla rimozione di ogni residua forma dello sciacallaggio, che la città ha conosciuto, per partecipare alla crescita di un pensiero di fondo che permetta a tutti di coadiuvare alla ricostruzione e rigenerazione della città. In questo senso mi rifaccio al concetto di mito, di mito creativo per la vita, portato in un contesto che purtroppo ha visto la morte. Riuscire a creare tutti insieme un mito aquilano è, secondo me, basilare. Se oggi, dopo cinque anni, il tessuto sociale e lo spirito morale de L’Aquila è ancora minato nel profondo è perché non si è fatto abbastanza per aiutare gli Aquilani a unirsi e capire che loro stessi devono essere i protagonisti della rinascita. Mentre questi si sono invece trovati nella condizione di dover accettare passivamente le cosiddette soluzioni venute dall’alto.

 

Dobbiamo creare a L’Aquila il mito della cooperazione partendo dal suo centro, cioè dal luogo che rappresenta l’essenza della città, partendo dal quale ricomporre la comunità: il cuore pulsante dove avveniva l’incontro, lo scambio, la festa, come per esempio i portici, situati nel centro strategico della struttura urbana. Un punto per ripartire, una cattedrale laica che rappresenta lo spirito de L’Aquila e degli Aquilani e lì attivare la spinta creativa dell’arte che porterà il fermento della ri-nascita, con l’essenziale contributo dei giovani studenti che provengono da tutto il mondo.

 

L’incontro del 10 aprile al Parco del Castello è stato in questo senso un esempio di confronto e partecipazione, perché tramite il veicolo dell’arte è stato possibile attivare un dialogo diretto tra istituzioni e cittadini. Dialogo che evidentemente rimaneva insufficiente o addirittura mancante. L’impressione da spettatore esterno è stata quella di un’incoerenza di fondo: in alcuni casi chi poneva domande dimostrava di essere a conoscenza delle iniziative in corso, mentre in altri casi non vi era la conoscenza di richieste presentate o di attività già intraprese. Perciò il ripetersi di incontri come questo tra gli amministratori politici e i cittadini sarebbe cosa auspicabile.

 

Inevitabilmente, passando per le strade de L’Aquila, avvicinandomi al centro della città, si vedono le gru, le travi di contenimento, le mura distrutte che parlano ancora oggi del dramma che ha colpito il capoluogo abruzzese. Nel contempo si può constatare che L’Aquila è una città attiva, operosa, con le caratteristiche proprie di un luogo in via di recupero e sviluppo. Personalmente adotto la similitudine dell’albero, cioè della Città come essere vivente, che fonda la sua crescita sulle radici. Cinque anni fa L’Aquila ha subito un durissimo colpo che però non ha fatto cadere l’intero albero, ne ha innegabilmente abbattuto una gran una parte ma oggi vediamo che dal tronco reciso ricrescono i rami e rispuntano le foglie. L’Aquila si deve rigenerare essendo cosciente che le proprie radici sono profonde e solide.

 

Prospetticamente bisogna ripartire dall’onestà, dal concetto stesso di onestà, dal rapporto inter-individuale basato sul trinomio onestà, dignità e volontà. Bisogna rifabbricare la società partendo, oltre che dalle cose, da una diffusa assunzione di autorevolezza tra i cittadini stessi. L’organizzazione speculativa che approfitta del disastro in maniera vorace è costituita da forme di autorità disumane. Il disastro naturale viene sfruttato senza pudore e fin da subito c’è chi brinda alla perdita di vite umane. Purtroppo la natura è anche tragica, ma la bieca speculazione sulla tragedia è ancor più devastante. L’autorevolezza di ogni persona si manifesta e si esprime nella proficuità dell’operato e nella coscienza responsabile allargata dell’intera comunità.

 

A cinque anni dal terremoto, bisogna continuare a criticare, giudicare, accusare? Ormai non mi sembra più il caso, e torno a chiedermi allora: cosa possono fare uno e tanti insieme per ricreare L’Aquila?

 

Pensare e immaginare in senso generale, senza dimenticare che ogni dettaglio della città è un caso particolare da risolvere. Ogni singolo problema è tuttavia risolvibile in relazione a una visione ampiamente comprensiva e il primo passo è sicuramente salvare l’immagine de L’Aquila, intesa proprio come complesso storico, risolvendo i problemi estetici e pratici della “ricostruzione conservativa”.

 

Specificamente questi due aspetti problematici si identificano da una parte nella costruzione interamente antisismica, dall’altra nel mantenimento dell’immagine, vale a dire l’autenticità estetica degli edifici, che costituiscono l’identità storica della città.

 

È evidente la necessità di abbattere per ricostruire, consentendo alle moderne tecniche di intervenire, garantendo la città nei confronti di eventuali fenomeni sismici.

 

Ricostruire, mantenendo intatta l’immagine storica della città anche abbattendo le parti necessarie al fine della ristrutturazione antisismica per poi ricostruire con tecniche e materiali originari attenendosi scrupolosamente all’originale, è questo un concetto che il purista della conservazione difficilmente riesce ad accettare? Pensiamo per esempio al Giappone dove vengono piantati alberi e fatti crescere fino ad arrivare al diametro atto a sostituire le colonne e le travi dei templi, che vengono abbattuti e ricostruiti esattamente allo stesso modo, mantenendo così oltre alla forma anche la sapienza costruttiva. Ho avuto l’opportunità di visitare a Beirut l’antico centro devastato dal conflitto bellico. A distanza di pochi anni quella parte di città è stata totalmente ricostruita, restituendo al luogo, con l’impiego delle stesse forme e degli stessi materiali, il carattere originale.

 

Conservare anche rifacendo, là dove strettamente necessario per garantire la sicurezza, ecco cosa, secondo me, si può fare a L’Aquila.

 

Ricreare la struttura fisica e ricostituire l’immagine estetica sono le prime esigenze. Riattivarne lo spirito è l’altra missione, in una città che si è sempre contraddistinta nell’ambito delle arti, dell’educazione e in ogni altro campo della cultura. Valori fondamentali che devono essere ri-generati in modo da fare dell’Aquila un laboratorio sperimentale aperto verso il mondo, traendo linfa, energia e vitalità principalmente dagli studenti e dagli artisti che istituzioni quali l’Università, l’Accademia e il Conservatorio possono attrarre. Portando conseguentemente a uno sviluppo economico appropriato alle condizioni di vita che, nel suo divenire, la società richiede.

 

In questo senso è fondamentale creare luoghi e occasioni dedicati alla diretta comunicazione e soprattutto per i giovani, ripristinare la ritualità dell’incontro. Credo si debba riconoscere che un sito storicamente vissuto in modo aggregativo sia effettivamente identificabile nei “portici” sui quali si erge l’edificio della Biblioteca Municipale. Questo luogo aperto e nel contempo protetto deve ridiventare un centro dedicato alla comunità, al dialogo, alla ricreazione, ritornare ad essere il cuore battente della città, vissuto come un tempio non religioso o politico, ma dedicato al sapere, alla condivisione, ispirato a quella dinamica aperta creativa e fruttuosa dell’incontro e dello scambio. Queste strutture architettoniche, ripristinate, ci sembrano il perfetto ambito in cui identificare la visione prospettica del Terzo Paradiso, guida nella creazione di una nuova società il cui simbolo, idealmente calato da una gru sul centro della città, rappresenta la rinascita che L’Aquila vuole per sé e propone al mondo intero.

 

I grandi sviluppi della scienza e della tecnologia ci hanno portati a un benessere prima impensabile, ma gli stessi stanno producendo conseguenze catastrofiche a dimensione planetaria, e diviene possibile paragonare un terremoto “naturale” come quello dell’Aquila a un terremoto “artificiale” che in maniera meno immediata e dirompente, ma in un processo più lento, pone inesorabilmente in grave pericolo la società umana.

 

Vogliamo che L’Aquila sia epicentro di ri-nascita!

 

Gli Aquilani e gli Amici degli Aquilani divengono protagonisti di un esperimento di ricostruzione fisica e morale intesa a dimensione “glocale”.

 

In questo impegno si devono unire le Scuole, le Facoltà universitarie, il Conservatorio, le Accademie, le Associazioni cittadine ai tecnici della ricostruzione, per far sì che tutti si sentano partecipi e responsabili del rinnovamento. Dalle crisi reali nascono le idee, e qui abbiamo oggi la grande opportunità di poter dare un indirizzo alle idee.

 

L’azione performativa Terzo Paradiso-l’ACquila del 10 aprile 2014 in questo senso è stata decisamente esplicita: l’acqua è la radice rappresentativa dell’Aquila, i colori sono le nostre decisioni, che attraverso la partecipazione allargata di tutti possono raggiungere obiettivi condivisi. Centinaia di persone hanno attivamente partecipato alla performance e, seppur guidati, hanno autonomamente creato quelle scintille che hanno fornito l’energia necessaria ad avviare il motore del cambiamento. Ora sta a noi, tutti noi, mantenere attivo il motore.

 

La scelta dell’Università degli studi dell’Aquila di improntare la propria campagna comunicativa per il 2014-2015 alla performance del 10 aprile e al Terzo Paradiso è un proficuo impegno di proseguimento.

 

Nei giorni precedenti all’incontro e in quelli successivi ci si è interrogati sul come mantenere quest’attività nel tempo, per non cadere nella trappola della singola azione simbolica. In collaborazione con le Istituzioni, con MU6, Artivazione, Cittadellarte e Ram radioartemobile si è deciso di costituire un comitato composto di persone che per loro capacità, attitudini ed esperienze potessero mettersi a disposizioni delle iniziative proposte dalla comunità sia per la loro creatività che influenza. Non un organo onorifico, né decisionale, ma di condivisione e compartecipazione alle iniziative aderenti ai concetti del Terzo Paradiso e della responsabilità sociale sostenibile. Detto organismo, in via di definizione mentre scrivo, prenderà il nome di Consulta del Terzo Paradiso per L’Aquila e sarà aperto a tutti. Esso assumerà la funzione di ambasciata del Terzo Paradiso ed entrerà in comunicazione attiva con le altre omonime ambasciate che si stanno istituendo nel mondo. Michelangelo Pistoletto

 


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